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untung99.biz: Real Madrid Club de Fútbol


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Il Real Madrid Club de Fútbol, conosciuto semplicemente come Real Madrid, è una società calcistica spagnola con sede nella città di Madrid.
Milita in Primera División, massima serie del campionato spagnolo di calcio.

Fondata nel 1902 con la denominazione ufficiale di Madrid Club de Fútbol, si vide assegnare il titolo di Real nel 1920 dal re Alfonso XIII di Spagna, insieme alla nota corona a decorarne lo stemma.

Militante in Primera División dalla prima edizione del torneo (stagione 1928-1929), può vantare uno dei palmarès più prestigiosi al mondo. A livello nazionale ha vinto, infatti, 35 campionati, 20 Coppe di Spagna, una Coppa della Liga, 12 Supercoppe di Spagna e una Coppa Eva Duarte, mentre a livello internazionale ha vinto 14 Coppe dei Campioni/UEFA Champions League, 2 Coppe UEFA, 5 Supercoppe UEFA, 3 Coppe Intercontinentali e 5 Coppe del mondo per club, oltre ad una Coppa Iberoamericana, per un totale di 99 trofei ufficiali, che ne fanno uno dei club calcistici più titolati. Tra i tanti primati, detiene quello di affermazioni totali (14) e consecutive (5, dall’edizione inaugurale 1955-56 a quella 1959-60) in Coppa dei Campioni. Nel 2000 il Real Madrid fu eletto dalla FIFA il miglior club del XX secolo,[1] mentre nel 2004 ha ricevuto dalla stessa federazione internazionale il FIFA Centennial Order of Merit.

Il club è membro fondatore dell’ECA, associazione nata dallo scioglimento del G-14 allo scopo di tutelare gli interessi dei club e dei calciatori.

Una formazione del Madrid nel 1906

Il club viene fondato il 6 marzo 1902 come Madrid Football Club; figure importanti in questo senso sono Julián Palacios e Juan Padrós,[2] che sono anche i primi due presidenti del sodalizio. Il primo trofeo, la Coppa del Re, viene vinto nel 1905; seguono altre tre affermazioni consecutive in questa competizione.

In Spagna, però, non esiste ancora un campionato nazionale: il Madrid partecipa quindi al torneo regionale, dove otterrà nel tempo diciotto vittorie in totale.[3] La squadra ottiene nel 1917 il quinto successo in Coppa del Re, ma già dal 1912 aveva iniziato a giocare nel campo de O’Donnell; nel 1920 il re Alfonso XIII di Spagna gli conferisce perciò il titolo di “Real”.[4]

Il club si trasferisce nel 1924 nel più ampio Stadio di Chamartín, e finalmente nel 1928 inizia il campionato nazionale. Il primo titolo arriva al termine dell’edizione 1931-1932 sotto la guida di Lippo Hertzka, ed è seguito dal secondo l’anno successivo. In questo periodo ci sono in rosa tra gli altri il portiere Ricardo Zamora, Jacinto Quincoces e Ciriaco Errasti.[5]

Nuovo successo, il settimo, in Coppa nel 1936 (diventata “de la República” a causa alla proclamazione della Seconda Repubblica Spagnola nel 1931), ma subito dopo in Spagna scoppia la guerra civile. Il Real Madrid non si trova in buone condizioni, come del resto tutto il Paese, tuttavia in questo periodo militano nel club buoni giocatori come José Bañón, José Llopis Corona e Pruden Sánchez.[6] Nel 1943 viene eletto a presidente l’ex giocatore Santiago Bernabéu che decide, tra le altre cose, la costruzione di un nuovo stadio. L’impianto, situato sempre a Chamartín, viene inaugurato 14 dicembre 1947 e sarà ribattezzato stadio Santiago Bernabéu il 4 gennaio 1955. I Blancos vincono altre due coppe (ora chiamate “del Generalísimo” in onore del Caudillo Francisco Franco) nel 1946 e nel 1947, ma ottengono poco dopo il peggior piazzamento di sempre in campionato, l’undicesimo posto del 1947-1948, due soli punti sopra la zona retrocessione.

Il Real torna a vincere il titolo nell’edizione 1953-1954, quando è già in rosa Alfredo Di Stéfano (Pallone d’oro 1957 e 1959), e ottiene il quarto successo l’anno successivo quando c’è anche Héctor Rial. A questo punto gli spagnoli, guidati da José Villalonga, partecipano alla prima edizione della Coppa dei Campioni ed arrivano a disputare la finale di Parigi. Qui sconfiggono per 4-3 lo Stade Reims di Raymond Kopa, che viene ingaggiato e che vincerà il Pallone d’oro 1958. Da qui alla fine del decennio arrivano anche Ferenc Puskás e José Santamaría e i Blancos vincono altre quattro volte il trofeo continentale, battendo in finale rispettivamente la Fiorentina (2-0), il Milan (3-2 d.t.s.), ancora lo Stade Reims (2-0) ed infine l’Eintracht Francoforte (7-3); seduti in panchina ci sono Luis Carniglia e Miguel Muñoz, con quest’ultimo che resterà in carica per quattordici anni di fila. Il decennio successivo si apre con la nascita della Coppa Intercontinentale e il club vince subito la prima edizione del 1960 battendo nel doppio confronto il Peñarol. Trova però poco dopo una squadra capace di eliminarlo dalla massima manifestazione continentale, il Barcellona, che ha la meglio negli ottavi della Coppa dei Campioni 1960-1961.

Il Real Madrid vincitore della Coppa dei Campioni 1965-1966

Lentamente alcuni degli artefici dei recenti successi lasciano. Vengono però sostituiti da una nuova generazione di campioni, passata alla storia come Yé-yé: il più rappresentativo di tutti è Francisco Gento, già stella del Real Madrid cinque volte vincitore della Coppa dei Campioni, mentre altri sono José Araquistáin, Pachín, Pedro de Felipe, Manuel Sanchís Martínez, Pirri, Ignacio Zoco, Francisco Serena, Amancio Amaro, Ramón Grosso e Manuel Velázquez.[7] Il Real gioca tre finali di Coppa dei Campioni: perde le prime due, contro il Benfica nel 1961-1962 e contro l’Inter nel 1963-1964, ma si aggiudica il sesto trofeo nel 1965-1966 grazie ad una vittoria per 2-1 sul Partizan. Nella successiva Coppa Intercontinentale di fronte c’è ancora il Peñarol, ma stavolta gli uruguaiani si prendono la rivincita. In questo decennio per i blancos si contano otto titoli spagnoli e sei nel successivo, quando militano nel club giocatori come Juanito e Uli Stielike.[8] Si registra una nuova finale europea, nella Coppa delle Coppe 1970-1971, che viene però conquistata dal Chelsea. Gli anni Ottanta si aprono col ventesimo titolo del 1980 e con la quattordicesima Coppa (ritornata da poco a chiamarsi “del Re” dopo la fine del Franchismo), inoltre i Blancos raggiungono nuovamente l’ultimo atto nelle competizioni europee, nella Coppa dei Campioni 1980-1981 e nella Coppa delle Coppe 1982-1983; sono però sconfitti da Liverpool e Aberdeen.

Un altro cambio generazionale è, tuttavia, alle porte: si parla ora della quinta del Buitre. L’epiteto, traducibile in italiano come “leva dell’Avvoltoio”,[9] deriva dal soprannome dato al membro più carismatico della squadra, Emilio Butragueño; gli altri quattro componenti sono Miguel Pardeza, Manuel Sanchís, Míchel e Martín Vazquéz, e a questi va aggiunto il messicano Hugo Sánchez.[10] I risultati non tardano ad arrivare: il Real Madrid si aggiudica due edizioni della Coppa UEFA, quella del 1985 e la successiva, battendo prima il Colonia, poi il Videoton. Questo decennio si chiude con cinque titoli nazionali di fila, tra il 1986 e il 1990, mentre nel successivo, quando tra i protagonisti ci sono Roberto Carlos, Raúl, Davor Šuker e Predrag Mijatović,[11] ne vengono vinti altri due.

Con questi giocatori gli spagnoli tornano presto al successo nella UEFA Champions League, con Jupp Heynckes alla guida tecnica, nel 1997-1998 (vittoria sulla Juventus), e pure nel 1999-2000, quando al timone c’è Vicente del Bosque (ad essere battuto in finale è il Valencia nel derby spagnolo). Viene messa in bacheca un’altra Coppa Intercontinentale: ad essere battuto nel 1998 è il Vasco da Gama, mentre va male due anni dopo contro il Boca Juniors.

Nel 2000 viene eletto presidente Florentino Pérez, che inaugura la politica dei Galácticos (“galattici”), una campagna di rafforzamento improntata all’acquisto delle maggiori stelle del calcio mondiale: nel 2000 il fuoriclasse portoghese Luís Figo viene strappato al Barcellona, nel 2001 arriva Zinédine Zidane, un anno dopo Ronaldo[12][13] e la squadra, sempre guidata da del Bosque, vince la UEFA Champions League 2001-2002 (dopo aver battuto il Bayer Leverkusen), la Coppa Intercontinentale 2002, la Supercoppa UEFA 2002 e due campionati spagnoli, l’ultimo dei quali nel 2002-2003.

I festeggiamenti per la Decimotercera nel 2018

Nel 2003 viene ingaggiato David Beckham e nel 2004 Michael Owen. Malgrado la politica dei Galácticos, la squadra, dopo il controverso esonero di del Bosque, sollevato dall’incarico meno di ventiquattr’ore dopo la vittoria della Liga al termine della stagione 2002-2003, vive in seguito alcuni anni di insuccessi. Si avvicendano sulla panchina madrilena vari tecnici, che non riescono a ottenere i risultati sperati. Le vittorie, ad eccezione della Supercoppa di Spagna 2003, latitano e nel 2006 Pérez lascia la presidenza a Ramón Calderón, sotto la cui gestione il Real Madrid si aggiudica nuovamente il campionato nel 2006-2007, con la guida tecnica del rientrante Fabio Capello, e nel 2007-2008, con quella di Bernd Schuster. Nel 2009 Pérez torna in sella e porta con sé un copioso investimento, strappando il fuoriclasse Cristiano Ronaldo al Manchester Utd. È l’alba di una nuova era di successi, che inizia sotto la gestione di José Mourinho nel 2010-2011, con la vittoria della Coppa del Re; il tecnico portoghese si aggiudica poi la Liga nel 2011-2012 alla quota record di 100 punti.

Una nuova stagione di vittorie europee è alle porte. Sospinto da Cristiano Ronaldo (Pallone d’oro 2013, 2014, 2016, 2017) e Luka Modrić (Pallone d’oro 2018),[12] nel 2013-2014 il Real Madrid di Carlo Ancelotti vince la decima UEFA Champions League battendo in finale i concittadini dell’Atlético Madrid, e, per la prima volta, la Coppa del mondo per club FIFA. Nel 2016 è l’ex stella Zinédine Zidane a sedersi in panchina: sotto la guida del francese la squadra si aggiudica la UEFA Champions League per tre volte consecutive (2015-2016, 2016-2017 e 2017-2018, rispettivamente contro Atlético Madrid, Juventus e Liverpool), una striscia record nell’era Champions, oltre a due Supercoppe UEFA, tre Coppe del mondo per club FIFA e, in ambito nazionale, il campionato 2016-2017 e due Supercoppe di Spagna. Le sopraggiunte partenze di Zidane e Cristiano Ronaldo chiudono nell’estate 2018 questo ciclo madridista, tra i più vittoriosi nella storia del calcio europeo d’inizio XXI secolo.

Zidane riassume poi la guida tecnica del club agli inizi del 2019 e la mantiene per un biennio, vincendo il campionato 2019-2020, mentre nel 2021-2022 il rientrante Carlo Ancelotti guida le merengues alla vittoria del campionato e della UEFA Champions League, ancora contro il Liverpool. I successi di Ancelotti proseguono nella stagione seguente, con le vittorie in Supercoppa UEFA, nella Coppa del mondo per club FIFA e nella Coppa del Re.

Cronistoria del Real Madrid Club de Fútbol

Tradizionalmente la divisa casalinga del Real Madrid è completamente bianca. Il completo bianco fu rimpiazzato nel 1925 da una divisa spezzata, con i calzoni neri, sul modello della compagine londinese del Corinthian.[17][18] Nei primi anni 1940, alla maglia furono aggiunti dei bottoni e lo stemma fu spostato sul lato sinistro del petto, all’altezza del cuore, posizione dove si trova tuttora.

Il 23 novembre 1947, in un derby con l’Atlético Madrid, il Real Madrid divenne la prima squadra spagnola a indossare maglie numerate.[19] Nel 1965 la squadra giocò un’amichevole contro il River Plate indossando una maglia verde.[20]

Stemma[modifica | modifica wikitesto]

Il primo simbolo del Real Madrid aveva un design semplice, che consisteva in un intreccio decorativo delle lettere “MCF”, acronimo di Madrid Club de Fútbol, in tonalità blu scuro.

La prima modifica dello stemma fu apportata nel 1908, quando le lettere adottarono una forma più stilizzata e furono inserite in un cerchio.[21] Un ulteriore cambiamento fu apportato nel 1920, sotto la presidenza di Pedro Parages.[22] Quell’anno, il 29 giugno re Alfonso XIII di Spagna concesse al club il titolo di “Real”; ciò consentì alla società di aggiungere al disegno originale la corona reale.[21]

Con la dissoluzione della monarchia nel 1931, ogni simbolo reale fu eliminato. Dal nome fu tolta la denominazione “Real”; nello stemma la corona fu eliminata mentre nel cerchio contenente le lettere fu aggiunta una banda trasversale violetta, a rappresentare la Castiglia. Nel 1941, due anni dopo la conclusione della Guerra civile spagnola, fu ripristinata la corona reale, mantenendo anche la banda trasversale. Inoltre, tutto lo stemma divenne completamente colorato. Il club tornò a chiamarsi “Real Madrid Club de Fútbol”.[21]

La modifica più recente allo stemma del club fu apportata nel 2001, per renderlo più attuale e moderno; degno di nota, il cambiamento del colore della banda violacea in onore della Castiglia che diventa Blu navy.

L’inno del Real Madrid si intitola Hala Madrid y nada más[23] ed è stato composto nel 2014 dal musicista e produttore RedOne, su testo del giornalista Manuel Jabois, per celebrare la vittoria della decima Coppa dei Campioni. In seguito è stato registrato anche dal famoso tenore, tifoso madridista, Plácido Domingo.
È invece del 1952 l’inno storico che ancora risuona al Bernabeu: dal titolo Hala Madrid, fu inciso dal cantante José de Aguilar.

Panoramica dello stadio Santiago Bernabéu

Il Real Madrid disputa le partite interne nello stadio Santiago Bernabéu, che ha una capacità di 81 044 spettatori (il 16º al mondo per capienza) e un campo da gioco di 105 per 68 metri.[24] All’interno sono oggi presenti il museo ufficiale del Real Madrid, oltre a numerosi ristoranti. Lo stadio è raggiungibile anche con la linea 10 della metropolitana di Madrid, scendendo nell’omonima fermata.

Nella storia, però, ha avuto vari terreni di gioco: dal 1902 al 1912 ha giocato nella plaza de toros Goya di Madrid,[25] per passare poi, fino al 1923, nel campo de O’Donnell.[25] Nel solo anno successivo il club gioca nel campo de Ciudad Lineal,[25] prima di trasferirsi allo stadio di Chamartín, utilizzato fino al 1945.[25]

È a questo punto che il neoeletto presidente Santiago Bernabéu decide di costruire un nuovo impianto, sempre a Chamartín, i cui lavori iniziano il 27 ottobre 1944 su progetto dell’architetto José María Castell. Originariamente chiamato nuovo stadio Chamartín e capace inizialmente di 75 000 posti,[26] è stato inaugurato 14 dicembre 1947. In seguito la sua capienza è stata incrementata fino a 125 000 nel 1954,[26] successivamente ridotti, mentre il 4 gennaio 1955 viene ribattezzato con l’attuale nome.

Il centro sportivo del club è la Ciudad Real Madrid. Costruita durante la prima presidenza di Florentino Pérez e inaugurata il 30 settembre 2005,[27] sorge nella parte nord-est di Madrid, nei pressi del parco Valdebebas e dell’Aeroporto di Madrid-Barajas. Occupa un’area di 1200000 m² e contiene dieci campi da gioco in erba,[27] oltre ad uno stadio intitolato ad Alfredo Di Stéfano che è il terreno di gioco della seconda squadra del club, il Real Madrid Castilla,[28] e che ha ospitato anche la prima squadra tra la fine della stagione 2019-2020 e l’inizio della 2020-2021 (durante i lavori di ristrutturazione del Santiago Bernabéu).[29] In questo centro si allena anche la squadra di pallacanestro e sono ospitate pure le residenze per i giovani appartenenti alla cantera del club,[30] oltre alla sede di Real Madrid TV.

In precedenza il club si allenava nella Ciudad Deportiva del Real Madrid. Costruita su iniziativa del presidente Santiago Bernabéu, era invece situata nella zona nord di Madrid; l’inaugurazione era avvenuta il 18 maggio 1963.[31]

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